L’A.P.E.F (Associazione Professori Eneriti Federiciani), nell’ambito delle sue iniziative culturali, ha organizzato il 12 luglio 2021 presso l’Aula Pessina dell’Università degli Studi di Napoli Federico ll, un incontro di riflessione sul PNRR e lo sviluppo sostenibile della città di Napoli. Hanno partecipato i Professori Emeriti dell’Ateneo con interventi sulle diverse tematiche : il Professore Carlo Lauro Presidente dell’A.P.E.F dell’Università Federico ll di Napoli; il Professore Luigi Nicolais; il Professore Edoardo Consiglio; il Professore Luigi Fusco Girard; il Professore Massimo Marelli; il Professore Massimo Villone; il Professore Arturo De Vivo e il Giornalista il Dottore Ermanno Corsi, che ha moderato l’incontro. Piuttosto che riassumere i singoli interventi, si è cercato di riportare gli interventi dei vari relatori data la loro autorevolezza. I relatori e le tematiche discusse, come da programma,  sono stati : E.Consiglio: “L’Inclusione sociale” asse strategico del PNRR: i diritti di cittadinanza perduti; Luigi Fusco Girard: Napoli e la transizione ecologica: alcune buone pratiche europee; Massimo Marrelli: Efficacia ed efficienza delle Politiche pubbliche locali nel PNRR; Luigi Nicolais: Nuove sfide di Napoli capitale Europea del Mediterraneo; Massimo Villone: La partecipazione democratica nel PNRR. Un’occasione anche per Napoli.                                                                

 

Prof. Carlo Lauro

Il presidente  dell’APEF Professor Carlo Lauro Emerito della Federico II. Introduce: le finalità dell’incontro

<<Nell’introdurre questa tavola rotonda mi è gradito tracciare un breve profilo dell’Associazione dei Professori Emeriti Federiciani, che mi onoro di presiedere soprattutto a beneficio di coloro che per la prima volta, specie a distanza, prendendo parte alle nostre iniziative culturali. Con la recente “Economia della Conoscenza” la ricerca scientifica si configura oggi come assolutamente centrale nelle strategie di sviluppo. Ciò pone il sistema universitario nel cuore stesso della loro attuazione: il luogo dove si produce la nuova conoscenza di eccellenza che è indispensabile per affrontare le grandi sfide del XXI Secolo dello sviluppo sostenibile. Con questo spirito, alcuni professori emeriti dell’Università di Napoli Federico ll, seguendo l’esempio di analoghe iniziative, nazionali ed internazionali, nel settembre 2018 hanno fondato l’Associazione Professori Emeriti Federiciani (APEF), con lo scopo di porre a disposizione delle Istituzioni e della Società civile il frutto delle loro conoscenze ed esperienze, acquisite in decenni di lavoro didattico e scientifico in uno degli Atenei più antichi del mondo. Si tratta a ben vedere di un’Associazione senza scopo di lucro, che intende svolgere attività di volontariato al servizio della collettività, ispirandosi ai valori della solidarietà, della equità, della coscienza civile e della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. L’APEF si propone di collaborare anzitutto con l’Ateneo Federico ll, cogliendone lo spirito statutario, per il quale l’Università concorre allo sviluppo della cultura, del benessere sociale ed economico e del livello produttivo del Paese. La missione dell’Associazione non è assolutamente in competizione con l’offerta Accademica di didattica e ricerca della Federico ll, ma è completamente ad essa, essendo orientata a contribuire ai suoi obiettivi statuari, in una logica sussidiaria, attraverso metodologie non convenzionali di ricerca di tipo interdisciplinare, ma anche contribuendo alla crescita della coscienza civile degli studenti, quale elemento indispensabile per lo sviluppo democratico, sociale ed economico. Il valore aggiunto dell’Associazione è rappresentato dai contributi allo studio dalle tematiche che interessano il futuro della nostra società, e che si collegano in particolare alla terza missione dell’Università. In questa prospettiva, l’APEF mettendo a disposizione il suo capitale umano e di conoscenze si propone di dare un contributo alle Istituzioni pubbliche e sociali su aspetti che riguardano le grandi sfide del presente e del futuro in relazione allo sviluppo sostenibile che sono state identificate e poste sotto forma di 17 obiettivi strategici nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, e misurabili attraverso ben 169 indicatori. Ciò pone il sistema universitario nel cuore stesso della loro attuazione, ovvero luogo dove si produce la nuova conoscenza che è indispensabile per affrontare queste sfide. L’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) ha di recente pubblicato lo studio “People-Smart Sustainable Cities”, raccomandando un approccio allo sviluppo sostenibile basato sulle città, che, in quanto fulcro della vita economica, sociale e culturale del mondo, possono affrontare contemporaneamente molteplici obiettivi di sostenibilità e offrire risposte più rapide e pratiche alle relative sfide. Le città sono dunque chiamate a realizzare idonei interventi di policy smart. Ciò che si traduce nella messa a punto, un processo continuo ed esplorativo volto a trovare soluzioni nuove, ed a sviluppare una cultura di governance aperta e agile, che faciliti apprendimento, adattamento, creatività, innovazione, basato su modelli innovativi di governance, business e qualità della vita. Si tratta a ben vedere di modelli sistemici di tipo data driven e che si avvalgono delle tecnologie dell’apprendimento automatico e dell’intelligenza artificiale per l’estrazione della conoscenza, le previsioni, il supporto alle decisioni e la valutazione di impatto degli interventi e delle regolamentazioni. In questa prospettiva, il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, che recepisce gli obiettivi dell’agenda 20-30, e le imminenti elezioni amministrative nella nostra città, offrono all’APEF l’opportunità di dare il proprio contributo di idee e di metodo per un futuro di Napoli città sostenibile. Così, dando seguito alle iniziative già intraprese precedentemente sul tema della città circolare, l’APEF propone una tavola rotonda sul tema: Quale futuro nel PNRR per Napoli città sostenibile, nella quale saranno in particolare affrontati i temi dell’inclusione sociale, della transizione ecologica, dell’efficacia e dell’efficienza delle politiche pubbliche locali, della partecipazione dei cittadini e degli stakeholder al governo della città e le nuove sfide per una Napoli capitale del Mediterraneo. Nel ringraziare tutti i presenti e il Magnifico Rettore, Matteo Lorito che per impegni di lavoro nella città di Procida Capitale della cultura, non ha potuto presenziare, interviene con un saluto speciale il Professore Arturo De Vivo, che ha portato a battesimo questa nostra Associazione e ci ha sempre seguito con affetto, ed è anche nostro partner come Membro dell’Associazione Professori Emeriti. Grazie.

 

Prof. Arturo De Vivo

L’Intervento e i saluti del professore Emerito Arturo De Vivo, già Rettore della Federico ll:

<<Mi è gradito essere qui’ oggi. Il Rettore Matteo Lorito ha molto apprezzato questa iniziativa di grande considerazione, del contributo che i Professori Emeriti possono continuare a dare alla Federico ll. Il Rettore impegnato in una riunione dei Rettori della Campania per il sostegno a Procida Capitale della cultura, invia i suoi saluti ed un augurio importante a questa iniziativa. Sono molto felice oggi, di essere presente qui poiché proprio all’ultimo scambio di posta con Carlo, la domanda che gli avevo rivolto di essere accolto e ammesso nell’Associazione, che è stata accolta e quindi questa è la mia prima occasione in cui posso partecipare a quella che è anche la mia Associazione, per l’importante tema soprattutto in un momento come questo in cui non soltanto il PNRR è al centro del dibattito politico, ma ancor di più una città che si appresta a scegliere il primo cittadino che dovrà rappresentarla in questo momento cosi’ decisivo, e voglio ringraziare a nome del Rettore dell’Ateneo i colleghi che sono qui’ presenti, il moderatore il Giornalista Ermanno Corsi, e augurare a tutti i presenti ed i colleghi che sono collegati a distanza, un pomeriggio che sicuramente sarà proficuo per il dibattito e per la qualità dei colleghi che interverranno. Grazie a tutti buon lavoro>>.

Ermanno Corsi – Giornalista

 

 

Il giornalista Ermanno Corsi, moderatore della Tavola Rotonda:

<<Una tavola rotonda, un incontro dove ascolteremo molte riflessioni, tutte pero’ convergono nelle 6 Missioni, e vedremo se sono coperte adeguatamente le liste, però è anche certo che denudando in questi giorni di queste ore, che una prima traccia del finanziamento previsto è già in cammino, già sta arrivando. E allora, questo incontro serve anche a fare un po’ il punto.  I Fondi stanno per arrivare, ma trovano il terreno fertile perché possano essere utilizzati in maniera produttiva? Perché non dimentichiamo che siamo superiori, lo dico un po’ anche in termini provocatori, poiché niente di meglio che fare una provocazione in un ambito Universitario, Accademico come questo. Ma, abbiamo mai fatto il conto di quanti finanziamenti sono venuti dall’Europa, e sono tornati indietro perché non sono stati utilizzati, o adeguatamente spesi.  noi questa occasione non la possiamo perdere. È un incontro importante, poiché è preliminare, alla disposizione e alla dimensione che la città nel suo insieme deve avere per mettere a frutto l’occasione. Non facciamo sempre il discorso delle grandi occasioni che sono venute, ma che abbiamo perso no? Le occasioni perdute, resta un bellissimo libro di Alberto Moravia, la narrativa è una cosa e l’economia e lo sviluppo sono altra cosa. E poi perché è importante, credo, e lo dico da giornalista, che naturalmente non può non osservare le dinamiche nella nostra città, e da un po’ di tempo si usa parlare di questo aggettivo “sostenibile” che deriva da sostenibilità, che è un aggettivo qualificativo di grande importanza, per me ricorda anche gli eventi più vicini nel mondo della nostra città. Credo che sostenibile voglia dire finalmente una città a misura d’uomo. E mi pare che la prima ispirazione a noi napoletani e Partenopei molto cara, deve essere quella di Adriano Olivetti, quando fece sorgere a Pozzuoli la fabbrica, appunto, a misura d’uomo. Mentre, pero’ poi che cosa è successo? Dov’è adesso questa fabbrica a misura d’uomo? E come dire anche con quanto entusiasmo abbiamo assistito all’avvento dell’altro Sud, che fu una decisione del Governo di grande rilievo, e che cosa è rimasto, quindi dell’altro Sud? Ora, è importante che il mondo Accademico faccia un perpetuo di realizzare più spesso quello che sta realizzando adesso, di essere sede della quale i saperi dell’Ateneo Federiciano che sta per compiere 800 anni, ed abbiamo una grande storia alle spalle, diventa l’osservatorio di controllo di quello che si puo’ fare a Napoli, e magari alcuni di buona volontà prendono anche impegno di fare, e poi strada per strada si perde tutto quello che era bello immaginare e fare. Ecco, un organo di controllo, naturalmente con tutto il senso di responsabilità di cui il mondo Accademico di per se è portatore. E allora, ridurre anche un po’ la distanza se non incentivarla, tra la città e le sue 5 Università, parliamo di quelle napoletane, che sono Centri di Saperi di Eccellenza di primaria importanza. Il mondo Accademico degli ambienti dei saperi non deve essere come quelle cittadelle dove ci si chiude e magari si perde quel contatto con il mondo esterno, credo che ci sia piena disponibilità ad un apertura, ecco perché l’APEF Associazione Professori Emeriti della Federico ll, se prende questa iniziativa si rende ancora piu’ benemerita rispetto al fatto di aver comunque creato un’Associazione cui aderiscono i Professori, i docenti emeriti, e poi su un tema particolare:<<Quale Futuro nel Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza>>. Un Piano che ha una dimensione nazionale, Europea, ed internazionale, pero’ il sottotitolo dice quanto può valere questo Piano per la città di Napoli come città sostenibile, e già ho sentito dal Professore Carlo Lauro Emerito Presidente dell’APEF, che cosa e come dobbiamo intendere questa città sostenibile, sarà una città sostenibile se matura una coscienza civile. Allora considererei, siccome sentiremo 6 voci, 6 studiosi, 6 docenti emeriti, dove ogni uno entra nel vivo delle 6 Missioni, naturalmente un primo giro poiché ciascuno dica subito intrecciando ed inquadrando i problemi esistenti, e quello che sarebbe subito ben approfondire per non essere impreparati di fronte a questo grande evento. Come l’APEF intende procedere in vista delle elezioni Comunali, spero che non manchino le occasioni per verificare non solo la disponibilità, la volontà, ma la preparazione, la cognizione di coloro che saranno nella fase del ballottaggio, ricopriranno la carica e la responsabilizzazione. Che grado di maturità, di preparazione hanno sui problemi di Napoli, affinché con il loro contributo e delle Amministrazioni che verranno diventi una città sostenibile>>.

 

Prof. Edoardo Consiglio

Il professore Edoardo Consiglio si occupa di inclusione sociale, ma, e quali opere sono necessarie per avviare questa inclusione sociale e non resti soltanto un bellissimo principio. Da dove incominciare? C’ è da scegliere il punto di avvio. Lavoro, giovani, sport.

<< Parlerò di un argomento che generalmente ho un po’ tralasciato, ma che ritengo sia fondamentale, e vuole arrivare a determinare il futuro di una città specialmente un futuro come Napoli. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede gli interventi necessarie per rafforzare le infrastrutture sociali, in modo da poter superare le emergenze e prevenire l’esclusione della cittadinanza dalla società. Con questa riga d’intervento, ovviamente è intercettabile e corregge le situazioni di disagio sociale, potenziato fra i servizi e i decreti di assistenza sul territorio per sostenere i cittadini più fragili in modo da permettere loro di vivere come Membri socialmente integrati ed in grado di contribuire al sostegno e uno sviluppo per la città, luogo dove si svilupperà questa azione del PNRR, perché è questa la sede dove si dovranno fare le scelte necessarie per dare ai cittadini le condizioni di vita e dei diritti, che loro mancano. Una città è sostenibile quando la qualità della vita delle persone compare a riferimento a fattori come la possibilità di lavoro, l’ambiente e la salute, quindi aumenta la qualità di vita. Le innovazioni tecnologiche, i supporti tecnologici ed economici previsti dal PNRR, sono necessari per il rinnovamento delle città, ma rinnovamento significa anche l’attuazione del cambiamento dei sistemi educativi, formativi e culturali in grado di favorire l’inclusione di quella parte dei cittadini oggi esclusi. La città non potrà mai divenire sostenibile se i propri cittadini non avranno servizi e protezione sociale. I cambiamenti necessari da apportare coinvolgono tutti quelli che sono i criteri di riferimento su cui si basa la sostenibilità delle città. Ossia, la progettazione urbana, il sistema di integrazione del Terzo Settore, la produzione nel consumo di energia, l’uso appropriato dell’acqua, ecc. Dal rapporto 2020 della Banca d’Italia sulla Campania, si evidenzia che negli ultimi 10 anni per condizioni economiche di liquidità della città sono sempre peggiorate, e in particolare risulta che le persone che vivono sotto la soglia di povertà sono in Campania pari al 23%. La nostra città conosce una vera è propria concentrazione di fattori, in particolare la presenza di molte famiglie vivono sotto la sorte di povertà, un numero elevato di genitori a un basso livello di istruzione. Un alto numero di donne non lavora, e non tutti i bambini e i ragazzi della nostra città trovano lavoro o sono istruiti, molti risultano esclusi dalla società perché ad essi vengono negati quei diritti che ciascuno dovrebbe avere. Molti giovani hanno perso questi diritti perché non hanno la possibilità di raggiungere i livelli di competenza di base, perché non hanno potuto frequentare classi a tempo pieno, non hanno avuto la possibilità di poter utilizzare formazione. La disuguaglianza sociale è ulteriormente aggravata dall’incremento nella dispersione scolastica, la città di Napoli ha una dispersione pari al 22%, mentre in Italia si parla di un 13%. L’abbandono scolastico è ancora maggiore in alcune zone della città dove è evidente il disagio sociale, nei quartieri economicamente e socialmente più difficili supera il 30%, il 16% in più del Piano nazionale. Inoltre, risulta che i giovani tra i 15 e i 25 anni che non studiano, non lavorano, non raggiungono i minimi diritti e doveri di cittadinanza, poiché al compimento del 25 esimo anno di età non hanno un diploma di scuola superiore, ne un’attestazione di formazione professionale per l’accesso al mercato del lavoro, la mancanza di prospettiva e di futuro determina un ulteriore perdita di lavoro qualificato, poiché aumenta l’immigrazione giovanile, rappresentata non solo dagli studenti Universitari dei giovani laureati, ma anche da tutti i giovani come esperienza di un lavoro qualificato.La scuola, specie quella che opera in periferia, è stata non solo Centro di Formazione Culturale, ma anche di Comunità educante, in quanto più che in audita ha sempre operato per il recupero dello sviluppo sostenibile. A Napoli la scuola è impegnata ad educare ed anche a responsabilizzare i giovani, a fare delle scelte. La scuola quindi è impegnata a garantire la trasformazione di gruppi nelle città, a Napoli le azioni della comunità cittadina sono state sostenute anche da donne e uomini con la loro personalità di intelligenza e fatica, capaci di modificare situazioni, comprendo che coinvolgendo tutta la comunità trasformata in sapienza da l’esempio di missione possibile, in quanto è modificato volutamente non solo l’urbanistica ma anche gli aspetti culturali ed economici. Ma quali e quanti, e cosa fanno gli enti nelle varie istituzioni del terzo settore che sono impegnate nell’intervento dei cittadini in difficolta?

 

Il moderatore, il Dottor Ermanno Corsi:

<<Come diceva il Professore Nicolais, è l’esperienza dei Maestri di Stato è stata utile o è stato un episodio sterile che non ha dato risultati. Io una volta parlando con Federico Cafiero De Raho sulla delinquenza giovanile che è molto diffusa purtroppo a Napoli, gli dicevo:<< ma perché non si usa la scuola a quei tempi, soprattutto per determinati quartieri, la mattina fare scuola ai ragazzi, il pomeriggio fare scuola ai genitori>> Se non si comincia —proprio dalle fondamenta, questi ragazzi come crescono, diceva Domenico Rea, come dentro un pollaio, e noi abbiamo quartieri che sembrano grandi pollai, allora impegniamoci su cosa fare molto obiettivamente. Per cui adesso vediamo ancora un altro aspetto, dove andiamo in contro ad una Amministrazione che non dobbiamo considerare nuova, insomma perché succede ad un’altra, ma veramente rinnovante, sulla parte rinnovante, se no questa città sostenibile diventa un bellissimo teorema di una distrazione, cosi’ come sul piano urbanistico. Ricordo che a suo tempo fece molto scalpore un libro che portava la firma di Antonio Ghirelli, dal titolo “Napoli Sbagliata”, ora non voglio provocare una disputa urbanistica, Napoli è una città urbanisticamente nazionale, certo, alla razionalità di un tempo si è contrapposta alla Anarchia  fino a quello che l’Ingenere Ulisse diceva spazzatura edilizia, noi ce l’abbiamo ancora tutta, allora la città sostenibile dobbiamo vedere un po cos’è la Transazione Ecologica, i cambiamenti climatici, l’economia circolare>>.

 

Prof. Luigi Fusco Girard

 

Il professore Luigi Fusco Girard:

La mia tesi è che il cuore di questo Piano di Resilienza e di Ripresa così come è stato concepito già nella delibera Europea del 27 maggio del 2020 ha un suo fondamento culturale. Cosa voglio dire? Voglio dire che si evocano innovazioni tecnologiche, si evocano innovazioni sul piano organizzativo, istituzionale, ma il vero problema per ridurre la fragilità della Società Europea, della Società Italiana, è qua dentro, e cioè la vera questione è ricostruire e rigenerare una resilienza culturale. Questa è la mia tesi, e si ricollega in qualche modo all’introduzione del nostro moderatore, quando ha evocato Adriano Olivetti, che diciamo la tesi, qual è la produzione umana per eccellenza? È appunto quella cosa che definiamo cultura, che da forma alle relazioni interpersonali e alle nostre relazioni con gli ecosistemi naturali, la cultura e umanizzazione sono interdipendenti. La tesi che vorrei sviluppare adesso, dopo quando sarà possibile, e che la riconversione ecologica, la modernizzazione ecologica, la transizione ecologica dovrebbe trovare un suo fondamento su questo paradigma umanistico, che è un paradigma centrato sulla cultura. E questo richiama profondamente la responsabilità di tutte le istituzioni educative, formative e culturali, accademiche, pseudo accademiche e non accademiche, sociali, laiche, ed ecclesiali che in questa città esistono, e che però dovrebbero mettersi a fare meglio, sistema, perché se non facciamo sistema probabilmente quando finiranno i soldi saremo a disperarci. Allora, il Piano Nazionale di Resilienza evoca questo nuovo modo di produrre ricchezza economica perché attribuisce giustamente le responsabilità del cambiamento climatico della crisi ecologica, dell’inquinamento al modo di produrre ricchezza economica, quindi evoca una nuova economia. Questa nuova economia si definisce economia circolare. Questa economia circolare cos’è sostanzialmente? È un’economia che non conosce la parola rifiuto, perché dopo miliardi di anni di riorganizzazione ha un metabolismo perfetto, in cui ogni rifiuto è fonte di nuova vita. Noi ci siamo fortemente interconnessi, abbiamo parlato di città smart, e quante volte abbiamo realizzato convegni sulle città smart (città tecnologicamente avanzate). La tecnologia è uno strumento, non un obiettivo, non è un fine, il fine è realizzare dei fini che hanno valore, cioè il fine culturale. La vera scommessa, la vera sfida del Piano di Resilienza è culturale, perché se non riduciamo la fragilità culturale del 2026 saremo a piangerci addosso un’altra volta. E allora questo che significa? Questo fatto richiama in primo luogo la responsabilità di chi questa città sarà chiamato a gestirla, poiché questa cultura politica è una cultura che assume la cultura dell’economia. La politica ha un enorme responsabilità in questa ricostruzione di valori di solidarietà, valori di fiducia, valori di coesione che sono il fondamento di quella delibera del 27 maggio del 2020 dell’Europa. Questi valori se non sono rigenerati come avviene nella libera natura, si consumano, si perdono, si annullano, quindi la scommessa è rigenerarli, con una velocità almeno equivalente a quella del loro consumo. E la politica invece cosa fa? Assume la struttura delle preferenze con un dato, (la struttura delle preferenze non è un dato), la struttura delle preferenze va costruita, va modificata, ed è qui’ l’impegno educativo, formativo di istituzioni e di crediti formativi a cominciare da quelli Accademici.      

 

 Il moderatore Ermanno Corsi:

<<Così come adesso sarà molto interessante stimolare il Professore Massimo Marrelli, personaggio di tutto rilievo, esperto di economia pubblica, quando nelle sue considerazioni di cui ho avuto modo di sentirlo, e lo risentiremo adesso parlare di qualità di capitale umano. Le tante volte che l’ho ascoltato pensavo sempre a quanto avesse ragione Benedetto Croce che a suo tempo rispondendo a una domanda di Giustino Fortunato, perché voleva sapere, ma che cosa aveva danneggiato di più il Mezzogiorno? La geografia o la storia? Seccamente come faceva Benedetto Croce, rispose:<<”gli uomini”>>. Ecco il capitale umano che ritorna sempre in forme diverse>>.

 

Prof. Massimo Marrelli

Il professore Massimo Marrelli:

Ho sentito molte delle cose che si dicono non soltanto qui’ da noi, ma che sono assolutamente condivisibili, vorrei ricordare che il PNRR va dal 21 al 26, quindi sono 6 anni, e cambiare culturalmente una popolazione, credo che ci sia la Chiesa Cattolica che sarà stata da 3 mila anni che ci sta provando, è sicuramente qualcosa che noi dobbiamo fare, pero’ questo è un vincolo esterno, noi dobbiamo fare i conti, ovviamente tutti gli sforzi necessari ad indirizzare, perché la politica è come seguire le persone, ad educare le persone. Sicuramente questo è uno sforzo prioritario, ma la domanda mia è, ma intanto in 6 anni che possiamo fare? Perché mi sembra un po’ irrealistico pensare che la mentalità delle persone, la coesione sociale, ecc, in pochi anni deve cambiare, che per me è una delle priorità importantissime. Deve cambiare, pero’, io sono un po’ più pessimista data la mia età e ritengo che ci vorrà un po’ più di tempo, ciò nonostante bisogna partire. Allora mi sono andato a chiedere ma qual è il più grande problema che noi abbiamo in Italia? Ce ne sono tantissimi, come la criminalità organizzata, la scarsa formazione, il livello di investimenti medio-basso per cui la produttività è bassa, ce ne sono tanti, ma ce ne uno che secondo me è enorme ed è grandissimo ed è il problema che riguarda come lo Stato interviene nell’economia in Italia e nella società, che guardando alcuni dati ci sono una decina di stime diverse a partire dalla Banca Mondiale, parlando dello Stato centrale, non di Regioni e Comuni, ci sono numeri e numeri di Leggi che noi abbiamo in Italia, 160 mila contro 7 mila Irlandesi, 5500 Tedesche, ecc, questi sono dati. Questo che cosa comporta? Pensate a tutto il problema che ultimamente si è affrontato, il problema della riforma del processo, ecc, esistono numeri incredibili, è il fatto che c’è un groviglio di regolamentazioni per cui la cosa può essere interpretata in un modo, esattamente nel modo contrario, ecc. Poi c’è l’elemento furbizia e questo è un ulteriore problema.

 

Il moderatore Ermanno Corsi:

<< La complessità è dovuta dal fatto che se c’entriamo un problema, quando andiamo ad esaminare il problema troviamo che dentro ce ne sono altri 10-20, perché la complessità quando non viene adeguatamente affrontata, diventa sempre più ampia, larga, intricata e sempre piu’ insostenibile. Quindi, sentiremo ancora Massimo Marrelli perché il tema del capitale umano è di fondamentale importanza, cosi’ come il destino e la nascita di città della scienza. Quando nacque città della scienza, quali grandi aspettative, poi abbiamo visto tutte le vicende che sono seguite. Quindi Gino Nicolais, la Ricerca si. Ti ascolto spesso parlare di come evitare la fuga dei cervelli. Fuga che tutt’ora è in atto. Noi, siamo sempre li a distinguere che si va via da Napoli quando ci sono grandi aspettative che magari fuori Napoli possono essere soddisfatte, ma non si deve andar via da Napoli per un disperato stato di necessità e di bisogno, questo è il vero punto che spesso hai mensionato. Quindi come far nascere, appunto il capitale umano, il capitale lavoro? Le Start Up, a che punto siamo? Il Professore Luigi Nicolais che tra l’altro adesso è anche Consigliere del Ministro Maria Cristina Messa>>.

 

Prof. Luigi Nicolais

 Il professore Luigi Nicolais:

Il PNRR vorrei chiarirlo da subito, non è la soluzione ma uno strumento fondamentale per la crescita e l’ammodernamento del Sistema Italia. Dei 191, 5 miliardi che stanno arrivando solo una parte è a fondo perduto, la restante parte sarà erogata sotto forma di prestito. Questa è l’idea alla base del PNRR, avviare un processo radicale di cambiamento culturale che passi attraverso la semplificazione della Pubblica Amministrazione, l’ammodernamento della giustizia e una trasformazione anche nel modo di pensare e fare impresa passando attraverso la formazione. Si tratta di un paradigma umanistico che ancora oggi è legato ad un retaggio culturale: fino a quando vivremo in un mondo in cui esistono due tecnologie che si fanno concorrenza, la nuova tecnologia avrà sempre più difficoltà della vecchia ad affermarsi ed essere quella che viene sviluppata maggiormente. Vivere in un mondo con due tecnologie, una a cui si è molto affezionati (quella della carta e della penna con si è vissuto per molti anni) ed un’altra che non si riesce a comprendere fino in fondo, genera resistenza. Si tratta di un cambiamento particolarmente difficile perché riguarda non solo aspetti meramente pratici, ma soprattutto di carattere psicologico e sociale, rilevando la necessità di limitare l’uso della vecchia tecnologia per poter avviare una reale transizione chiara, rapida, che permetta di allinearci al resto del mondo. In questa prospettiva si inserisce la Missione1 che racchiude la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura, discipline accorpate in un unico capitolo del PNRR per sottolineare l’interdipendenza e la connessione strategica tra i diversi ambiti. Cambiare i sistemi informatici, applicarli, fare arrivare la larga banda in tutta la zona italiana è al centro del dibattito odierno sulla transizione digitale. Quando abbiano iniziato a parlare di didattica a distanza, la maggior parte di noi ha accolto con gioia questa modalità di formazione. Ma abbiamo pensato ai ragazzi di Sant’Angelo dei Lombardi? Abbiamo pensato ai ragazzi di Morra De Sanctis, zone non coperte dalla banda larga? Questi ragazzi hanno dovuto rinunciare ad un diritto fondamentale della nostra Costituzione, il diritto all’istruzione. Un ritardo domestico considerevole, appena il 13% delle famiglie secondo il Desi Index 2020 sulla digitalizzazione dell’economia e della società – ha accesso alla banda ultra-larga. L’Italia ha bisogno di un ammodernamento tecnologico reale e questo deve passare necessariamente da una sinergia pubblico-privata che deve partire dall’alfabetizzazione sulle nuove tecnologie. Si tratta di una questione sociale. Perché quando si parla di Industria 4.0 significa riportare al centro di tutti i processi la persona, si deve parlare di innovazione umana, laddove si incontrano professionalità, passione, creatività e capacità di innovazione sociale. A questo proposito, incontro spesso il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta al fine di avviare insieme ai colleghi della task force nominata dal Ministro Franco, un processo di semplificazione dell’apparato burocratico creando, inoltre un settore dedicato alla Ricerca nella Pubblica Amministrazione. Abbiamo bisogno di un sistema agile, veloce e condiviso capace di creare e dare valore soprattutto ai nostri giovani brillanti ricercatori.  Se oggi vogliamo recuperare la nostra società e valorizzare il territorio, dobbiamo partire dai ragazzi. A Napoli circa il 10% del totale della popolazione è rappresentato da studenti Universitari, ma non possiamo continuare a non considerare questi ragazzi in una prospettiva di crescita. Sono il nostro futuro! Dobbiamo attuare politiche giovanili, volte ad evitare lo spiacevole fenomeno dello human capital flight e guardare a Paesi europei più virtuosi per coglierne l’esempio. È necessario porre fine alla mera politica nostrana che ci vede come “fitta camere”. Se saremo capaci di investire sui nostri ragazzi, loro stessi saranno il capitale umano capace di attrarre investimenti globali. Per quanto riguarda la ricerca, è di importanza strategica il Fondo ricerca per l’Italia con una dotazione di 50 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni per i prossimi anni a partire dal 2022 stabilito dal decreto Sostegni bis a sostegno della ricerca fondamentale. Una procedura ispirata ai parametri dell’European Research Council (Erc), con particolare riferimento alle tipologie denominate “Starting Grant” e “Advanced Grant”. Si tratta di una misura complementare al PNNR che tra affronta la ricerca da un’altra prospettiva “From Reasearch to Business”. Questo perché in Italia siamo tra i più bravi produttori di conoscenza al mondo, insieme al Canada e al Regno Unito, ma siamo i peggiori utilizzatori della ricerca che sviluppiamo, perché’ pubblichiamo la ricerca sviluppata, e non siamo capaci di immaginare che quella stessa ricerca può essere utilizzata dal nostro Paese per aumentarne la competitività. Quindi, analizzando l’impatto industriale della ricerca scientifica italiana sul sistema della competitività del Paese, è evidente che il trasferimento dei risultati della ricerca non è tra i migliori e promettenti. Per queste ragioni, bisogna ri-partire dalle persone e pensare ad un nuovo Umanesimo, connubio tra creatività e innovazione.

 Il moderatore Ermanno Corsi:

<<Tutto questo che stiamo ascoltando da parte dei Professori Emeriti ed esperti, fanno parte di quella complessità che se lo cerchiamo anche con la voglia di capire, di penetrarci sempre più dentro siamo noi che ne rischiamo di rimanerne ai margini, ed è questa marginalità che noi dobbiamo cercare di evitare, ecco perché apprezzamento vivissimo all’Associazione dei docenti Emeriti della Federico ll, perché quello che stiamo facendo qui oggi, vorrei che diventasse proprio un ciclo di incontri periodici su temi anche molto tematici, scendendo più specificamente, tematicamente sulle questioni. Da come si stanno sviluppando le cose intorno al Recovery, le aspettative, anche una certa critica, sembra che ci siano stati due momenti. Un primo momento dove effettuare una carenza di controlli e di partecipazione a quello che si decideva, e invece un secondo momento dove sembra che molto che non è stato fatto prima si possa recuperare. Bisogna dare voce ai territori e alle Amministrazioni che poi dovranno attuare ed utilizzare con intelligenza e produttività questi fondi>>.

 

Prof. Massimo Villone

Il professore Massimo Villone, esperto, studioso di Diritto Costituzionale:

Certamente una delle critiche tradotte a più parti al PNRR è stata quella di essere espressione di un centralismo addirittura esasperato, è una critica io credo giusta e a larga misura perché basta pensare come è arrivata in Parlamento per l’approvazione, hanno approvato al buio praticamente il testo del PNRR senza nemmeno leggere le carte. Ci sono state prima audizioni, c’è stato il ciclo di audizioni in commissione ma erano audizioni su precedente testo, quello del Governo Conte, quindi in realtà quando hanno votato in Parlamento quelle carte non le aveva lette proprio nessuno. E non è che c’è stata una visibilità pubblica di materiali, documenti, no, assolutamente no. Tanto è vero che poi dopo il varo, dopo il voto stanno cominciando a venir fuori documenti e materiali, e stanno emergendo anche i punti deboli di questo PNRR. Punti deboli che riguardano il SUD in particolare e ovviamente anche la città di Napoli. Abbiamo visto una elencazione impressionante di quanto la città di Napoli sia sotto la media statistica del Paese con riferimento a tanti profili essenziali, ed è evidente che per recuperare questo divario ci vogliono le risorse, quindi c’è un punto totale se queste risorse arrivano o non arrivano. È un punto totale che arrivino adesso, perché noi adesso abbiamo risorse eccezionali, poi avremo un debito pubblico eccezionale, e quindi avremo una politica di bilancio estremamente rigorosa e stringente. Quindi stiamo parlando di cose serie, quindi i soldi o arrivano adesso, oppure siamo perduti, questo è lo scenario realistico nel quale ci stiamo muovendo. Si parlava della politica per gli studenti, come sappiamo benissimo gli studenti napoletani e le Università napoletane e meridionali sono ampiamente sotto finanziate rispetto a quelle del NORD. Non è che qua non vogliamo bene ai nostri studenti, spieghiamo le cose come stanno:<<Se andiamo nelle città di Bologna, Milano o Firenze, vediamo Atenei che possono fare politica per gli strumenti che noi non ci possiamo permettere, perché la nostra base economica è più debole come istituzione, perché chi viene nelle nostre istituzioni a sua volta è più povero, e quindi può contribuire di meno per pagare di meno le tasse scolastiche. Le realtà sono queste, quando si discute di PNRR si deve tenere presente sempre questo scenario, che è uno scenario di tempistica e di cose necessariamente da fare.

Agli interventi è seguito un dibattito coordinato dal moderatore cui hanno partecipato tutti i componenti della tavola rotonda

Nelle conclusioni il Presidente Carlo Lauro, ringraziando  il Rettore, ed i colleghi Emeriti, il  moderatore, ed il pubblico presente. Afferma:

<< In questo incontro abbiamo ascoltato quali sono le proposte da portare avanti per trasformare Napoli in “città sostenibile “ utilizzando il PNRR. Diventano a questo punto importanti le questioni di metodo come portarle avanti. Tra le questioni di metodo diventa centrale un approccio in termini di sussidiarietà sia verticale che orizzontale, che veda impegnate imprese, associazioni e cittadini a supporto della governance della città. Si tratta di un cambiamento di paradigma incentrato sulla partecipazione  in un cambiamento di paradigma che passi dal classico governo sulla testa dei cittadini a quello del governare con i cittadini e gli altri stakeholders. Particolare impegno dovrà riguardare non solo la qualità della vita dei cittadini ma anche delle imprese per rendere il nostro territorio maggiormente attrattivo per gli investitori.

Nella prospettiva della sostenibilità ambientale, economica e sociale andrà fatto un uso diffuso della valutazione di impatto di investimenti e regolamentazioni sia ex ante che ex post.

In questa prospettiva diventa cruciale un approccio ad una governance data driven  all’insegna di quanto affermava il Presidente Einaudi “Conoscere per governare”.

Valentina Busiello

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