Nel corso della XLI edizione del Premio Guido Dorso presso sala Zuccari Palazzo Giustiniani, Sede di rappresentanza del Senato della Repubblica italiana, è stato conferito il Premio internazionale Guido Dorso per le Istituzioni a Filippo Patroni Griffi, Presidente del Consiglio di Stato con la seguente motivazione:

Laureato in Giurisprudenza con lode alla Federico II, nel 1977, Filippo Patroni Griffi è magistrato, a soli 24 anni. Da ministro della Funzione Pubblica nel Governo Monti a Sottosegretario alla Presidenza nel Governo Letta, a presidente del Consiglio di Stato, la lunga e prestigiosa carriera di Patroni Griffi, nei vari incarichi ricoperti al servizio dello Stato, è segnata da importanti risultati di cui alcuni hanno inciso profondamente sulla vita del nostro Paese. Il presidente Patroni Griffi può vantare al suo attivo un ricco curriculum che lo vede profondo conoscitore della macchina ammnistrativa dello Stato. Componente del comitato scientifico di varie riviste giuridiche, è autore di saggi in tema di organizzazione pubblica, di giustizia amministrativa e di prevenzione della corruzione. È stato più volte relatore in seminari tra Corti Supreme e Consigli di Stato dell’Unione Europea e in sede Ocse. Nei ruoli di presidente del teatro stabile Mercadante di Napoli e vice presidente della Svimez, Patroni Griffi offre anche in queste importanti realtà culturali ed economiche del Paese, l’alto e prezioso contributo della sua profonda esperienza in campo giuridico e amministrativo.

Filippo Patroni Griffi

Filippo Patroni Griffi

Occorre una élite anche poco numerosa, ma che abbia idee chiare e sia spietata nella funzione critica

Buona sera a tutti, mi piaceva introdurre questo mio breve saluto con una citazione tratta dalla prefazione alla seconda edizione de “La rivoluzione meridionale” anche per ringraziare sentitamente i responsabili della Fondazione Guido Dorso per il riconoscimento, devo dire inaspettato, di questo prestigioso premio. Da uomo del Sud, consapevole della fortuna e del privilegio avuti nell’essermi formato nella Napoli degli anni 70 e 80, sono davvero onorato di ricevere questo premio, per la “Sezione Istituzioni”, conscio dell’importanza di una diffusa cultura della legalità nel Mezzogiorno e nel Paese tutto.

Oggi, occuparsi di istituzioni e di pubblica amministrazione, di giustizia, anche in una dimensione europea, studiarne i cambiamenti, tentare ad un tempo di liberarle dai formalismi e di garantirne efficienza e legalità, nel segno dell’affermazione dei diritti dei cittadini, costituisce il modo di apportare un contributo, seppure circoscritto, alla questione del ritardo storico del nostro Sud, soprattutto in un quadro di una più generale ri-costruzione della fiducia del cittadino nelle istituzioni. Il buon governo e le buone istituzioni, infatti, contano nel determinare la ricchezza e la povertà delle nazioni, e il merito di Dorso è stato quello di aver compreso che la questione meridionale è anche il risultato, come afferma Cassese, dell’incompletezza e della debolezza dello State building italiano.

Quando ho ricevuto la notizia dell’attribuzione di questo premio, mi sono tuttavia chiesto –non vi nascondo – quanto sia attuale la lezione di Dorso e su cosa essa ci induca a riflettere. Siamo alla vigilia di ciò che è stato definito un nuovo Piano Marshall per l’Italia, di oltre 200 miliardi di euro, varato dall’Unione europea per fronteggiare la crisi determinata dalla pandemia del Covid-19. Si tratta di un’opportunità irripetibile per il nostro Paese per superare ritardi accumulatisi nel secondo dopoguerra e che hanno marcato la distanza tra il nostro Meridione e il Nord Italia, ma anche tra il nostro Paese e l’Europa del Nord. Ora o mai più. Un’Europa che rinuncia all’egoismo e ci consente, anzi si consente, cose inimmaginabili finora. Ora ci sono risorse insperate e possiamo ripartire alla pari, se saremo in grado di non sprecare quest’occasione, che sarà un banco di prova per l’Europa che il nostro Paese non può assumersi la responsabilità di far fallire.

Ma c’è un’altra considerazione scaturita dalla riflessione sull’opera di Dorso. Oggi, l’autore de “La Rivoluzione Meridionale” avrebbe forse evidenziato che esiste già da tempo il rischio di una “meridionalizzazione” dell’intero Paese, cioè il rischio che l’Italia venga marginalizzata (soprattutto in ambito europeo) ed estromessa dalla decisioni che riguardano i suoi destini, così come il Risorgimento, pur partendo da premesse rivoluzionarie, aveva finito per escludere larghe masse meridionali attraverso la “conquista regia” che aveva lasciato intatto nel Mezzogiorno il vecchio ordinamento semifeudale, grazie ai protagonisti del blocco agrario.

 

I ritardi del nostro Meridione non possono essere dunque affrontati e risolti senza una prospettiva nazionale e nella piena coesione di tutte le istituzioni, in un dialogo proficuo in cui gioca un ruolo di rilievo anche quella istituzione che ho l’onore di presiedere, chiamata ad assicurare –come un uomo del Sud ebbe a dire a Bergamo- la giustizia nell’amministrazione, cioè relazioni “giuste” tra persone e pubblici poteri.

Siamo in un momento cruciale del nostro Paese; ed è determinante il ruolo di una classe dirigente con idee chiare, capace di superare con “visione” i nodi che a lungo hanno bloccato il nostro Paese: senza trasformismi, direbbe ancora Dorso. Contrasto alla criminalità e alla corruzione, anche quella “quotidiana”, una più adeguata attenzione verso il territorio, l’ambiente e il nostro patrimonio culturale, un’istruzione pubblica che sia all’altezza delle sfide globali, il recupero degli squilibri infrastrutturali in troppi settori, segni evidenti di mancata coesione nazionale, sono le sfide che ci attendono.

Dorso scriveva: “Una grande passione può nascere soltanto quando ci si trova in presenza di una grande ingiustizia”. Aggiungerei che una grande passione può nascere anche per rimuovere le ingiustizie del passato.

Il conferimento di questo premio mi restituisce, come uomo del sud profondamente legato alla sua terra, la comprensione di alcune delle ragioni dell’impegno e della fatica quotidiane nel mondo delle istituzioni, e di recente nel complesso ma affascinante mondo del teatro, ma anche la passione per affrontare le sfide che attendono il nostro paese nei prossimi tempi. Consapevoli tutti dell’ammonimento di Luigi Sturzo “Il Meridione salvi il Meridione!” ma anche della verità -ribadita da Dorso- che “la rivoluzione italiana sarà meridionale o non sarà”.

Grazie

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