Intervista a Nicola Squitieri, Presidente dell’Associazione internazionale Guido Dorso

Nicola Squitieri

A colloquio con Nicola Squitieri, presidente dell’Associazione internazionale Guido Dorso, promotrice del Premio omonimo

IL PERCHÉ DI UN PREMIO E LA PROSSIMA EDIZIONE.
Il Premio “Guido Dorso“ – un vero e proprio Nobel del Mezzogiorno promosso ed organizzato dall’ Associazione omonima guidata dal presidente Nicola Squitieri e dal Segretario generale Francesco Saverio Coppola, patrocinato dal Senato della Repubblica, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’ Università di Napoli Federico II – è nato, nel 1970, a Napoli, su temi riguardanti lo sviluppo del Mezzogiorno quali investimenti, ricerca, cultura e sinergia. Quest’ultima va sempre più realizzata – secondo gli organizzatori dell’iniziativa – tra i vari attori e protagonisti dello sviluppo del Sud come è stato ricordato, nel corso di un incontro, al Quirinale, della delegazione dell’Associazione Dorso con il Presidente della Repubblica Mattarella in occasione dei primi 40 anni del Premio. Nel 2019 si è svolta la 40° edizione del Premio Dorso, a Palazzo Giustiniani, nella sala Zuccari del Senato della Repubblica, dove sono stati consegnati i prestigiosi riconoscimenti agli “ambasciatori del Mezzogiorno”. Il Premio Dorso lancia periodicamente un segnale di forte sinergia tra diverse realtà delle Regioni del Mezzogiorno, mettendo insieme esponenti delle istituzioni, della cultura e della ricerca, superando gli individualismi del Sud con l’obiettivo di migliorare la classe dirigente e avviare una strategia comunicativa unitaria. Questo Paese non può progredire mantenendo gli squilibri, occorre un riequilibrio nel territorio, contro cui viaggia invece l’autonomia rafforzata delle Regioni del Nord. Nicola Squitieri, apprezzato ambasciatore del nostro Mezzogiorno d’Italia, uno dei “Cento Uomini di Ferro” evocati da Dorso, si è distinto fin dagli anni giovanili, per la qualità di studio, di cultura, del sapere, e la continua ricerca di sinergia tra gli “ambasciatori del Mezzogiorno”, riuscendo a portare in alto, nel tempo, fino ai nostri giorni, il messaggio politico e morale di Guido Dorso. Nell’intervista che segue, Squitieri spiega le finalità del Premio Dorso e i consensi raccolti negli anni dall’iniziativa che celebrerà la sua 41° edizione, al Senato, il prossimo 12 ottobre.

Presidente Squitieri, ci spiega il significato di questo importante Premio?
L’Italia è ricca di premi, specie quelli letterari che pullulano a migliaia, se fossero equamente distribuiti potrebbero gratificare almeno il trenta per cento dei titoli nuovi. Accanto ai premi letterari che, chissà perché, hanno un sapore sempre meno diverso da quelli enologici, c’è una vasta gamma di premi, non solo letterari, che cercano di qualificarsi ampliandosi ad una multidirezionale branca di settori. Tra questi ultimi possiamo annoverare il Premio Internazionale di meridionalistica “Guido Dorso”, promosso dall’Associazione omonima e giunto all’importante traguardo della sua 41° edizione. Un appuntamento sul quale ci sembra doveroso fare delle considerazioni. Oltre quarant’anni di vita per un premio nato e organizzato a Napoli, negli anni ’70, per iniziativa di un gruppo di giovani studiosi della problematica meridionale con la condivisa adesione della Famiglia Dorso e destinato alle nuove generazioni, non sono certamente pochi. Rappresentano il corpo formativo di una generazione che proprio all’indomani del ’68 quando altrove si tentò di rivoluzionare, ritenne opportuno di portare avanti dall’interno un discorso socioculturale sulla realtà meridionale in chiave moderna sotto molti aspetti manageriali. Nel corso del suo lungo e prestigioso percorso il Premio Dorso si è avvalso dell’autorevole e concreta condivisione dei suoi obiettivi dell’Università “Federico II” di Napoli, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Ministro per il Sud arricchendosi, negli anni, dell’ambita adesione del Presidente della Repubblica e del Patrocino del Senato. Motivi del successo del Premio Dorso vanno ricercati nel tema di fondo che propone e nella scelta delle personalità delle varie sezioni che di volta in volta fanno, in un certo qual modo, da cornice e da passaggio di testimone al giovane premiato; personalità che hanno operato nel Mezzogiorno o per il Mezzogiorno o partendo dal Mezzogiorno. E forse neppure in una formula di cosi ampio respiro va ricercato il senso più vero del successo e dei crescenti consensi registrati del Premio Dorso. Esso si è ingigantito negli anni sino a diventare uno dei punti di riferimento del discorso socioculturale sul Mezzogiorno, un discorso non sempre limpido, spesso ripetitivo, ancora più spesso senza reali contenuti. Il Premio Dorso (che qualcuno inizialmente ha scritto con l’apostrofo denunciando quale superficiale interesse fosse rivolto all’illustre meridionalista irpino cui il premio è intitolato) per il discorso di fondo che affronta per e sul Mezzogiorno s’è fatto garante muovendosi con la massima serietà all’interno del processo meridionalistico spingendo qualche cronista a definire l’iniziativa stessa quale un vero e proprio “Nobel del Mezzogiorno”.

Quali sono secondo lei i motivi dei crescenti consensi raccolti negli anni dalla vostra iniziativa?
Si tratta di Un Premio interdisciplinare. Da oltre quarant’anni anni i crescenti consensi raccolti dal Premio sono certamente da ricollegarsi ad alcuni aspetti inediti e particolari dell’iniziativa rispetto ad altre analoghe. Va innanzitutto osservato il carattere interdisciplinare che rende il Premio unico nel suo genere. I destinatari del riconoscimento vengono infatti scelti tra esponenti del mondo delle istituzioni, dell’economia, della ricerca e della cultura. Va poi sottolineato che gli stessi destinatari del premio sono proposti da una Commissione giudicatrice rappresentata dai responsabili pro-tempore di importanti istituzioni scientifiche e culturali del nostro Paese (Ministero per il Sud, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università “Federico II” di Napoli) che indicano i nomi dei premiati attraverso attente selezioni che provengono dai dipartimenti interni delle istituzioni stesse. La Targa di rappresentanza del Presidente della Repubblica, appositamente coniata dalla Zecca dello Stato, viene poi assegnata ad una istituzione scientifica, economica, culturale che operi per favorire il processo di sviluppo del nostro Mezzogiorno. Un altro aspetto, non certamente secondario, è poi quello rappresentato dall’indicazione da parte della giuria di giovani laureati, ricercatori e studiosi della problematica meridionale nei suoi vari aspetti. Tra i premiati delle sezioni speciali e questi giovani si realizza una sorte di vero e proprio passaggio di testimone realizzando un altro importante aspetto inedito del Premio che – come ha affermato il Presidente della Repubblica, Mattarella ricevendo al Quirinale la giuria del Premio Dorso – trasmette ad essi entusiasmo e memoria. A monte del Premio Dorso c’è anche da sottolineare che viene portata avanti una intensa attività di ricerca, di studio e di carattere editoriale quali la pubblicazione della rivista “Politica meridionalista” e di una collana di volumi dal titolo “Incontri di studio” da parte dell’Associazione Dorso anche attraverso la preziosa collaborazione di un prestigioso comitato scientifico composto da alcuni dei destinatari del riconoscimento. Va infine ricordato che l’evento negli ultimi 20 anni viene celebrato in piena condivisione degli obiettivi del Premio, presso il Senato della Repubblica. Questo ulteriore aspetto ha un suo significato particolare che va individuato nel voler dare la più alta visibilità all’iniziativa ed ai suoi obiettivi.

Che cosa è cambiato dai tempi di Dorso ad oggi nel Mezzogiorno nello spirito del “fare squadra”?
C’è indubbiamente una nuova presa di coscienza da parte delle classi dirigenti del Mezzogiorno a tutti i livelli sul tema del “fare squadra” al Sud. Molti obiettivi di sviluppo sono stati mancati, negli anni, proprio a causa del forte individualismo meridionale. Oggi ci sono motivi di inversione di tendenza e di speranza che si possano creare quelle sinergie e integrazioni necessarie per un nuovo e più condiviso processo di sviluppo delle aree meridionali del Paese. Uno degli obiettivi del nostro impegno culturale e civile è rivolto in questa direzione in particolare nei confronti delle nuove generazioni privilegiando in particolare anche il discorso relativo alla meritocrazia.

Quanto è importante oggi diffondere sempre più al Sud la cultura, la ricerca, l’innovazione e il valore umano?
Certamente la cultura anche nel Mezzogiorno ha un ruolo di particolare importanza. Come non condividere quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica Mattarella quando afferma che la cultura e le istituzioni culturali in particolare dovranno avere nel nostro Paese e segnatamente nel Sud un ruolo sempre più determinante rimuovendo gli ostacoli e reso più agevole il rapporto tra istituzioni culturali e società e all’accesso stesso del sapere. Con la cultura vanno poi anche potenziate le necessarie risorse per la ricerca e l’innovazione settori di primaria importanza per il processo di sviluppo delle aree meridionali che, nel nostro Mezzogiorno, segnano purtroppo ancora il passo.

Il libro “Cento uomini di ferro e più, il risveglio del Mezzogiorno” pubblicato in occasione dei primi 40 anni del Premio Dorso, curato dal segretario generale Francesco Saverio Coppola e pubblicato da Giannini Editore, ci indica la necessità di un reale risveglio del Mezzogiorno? Qual è il suo pensiero in merito?
Negli anni trascorsi si è troppo spesso parlato di riscatto del Mezzogiorno oggi dobbiamo invece creare le condizioni per realizzare un vero e proprio risveglio del Mezzogiorno, un risveglio che dovrà necessariamente uscire da un troppo lungo sonno. Nel richiamare valori di memoria, dignità e identità occorre creare quelle nuove condizioni di sviluppo economico e sociale per troppo tempo disattese da parte delle stesse classi dirigenti meridionali. Anche questo è uno degli obiettivi fondamentali del nostro impegno.

Questo anno il 12 ottobre si terrà la 41° edizione del premio nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, quali sono gli assegnatari del premio di questo anno?
I destinatari quest’anno per le varie sezioni sono: Filippo Patroni Griffi, presidente del Consiglio di Stato (istituzioni); Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca (università); Roberto Defez, direttore laboratorio di biotecnologie microbiche dell’istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr di Napoli (ricerca): Paolo Scudieri, presidente Adler Pelzer Group (imprenditoria); Federico Pirro, Università di Bari (economia); Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica (giornalismo).La sezione ordinaria è stata assegnata alla dott.ssa Eva Panetti (Università Parthenope) per il progetto di ricerca “Imprenditorialità e innovazione in Campania”. La targa di rappresentanza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, destinata ad una istituzione che opera per il progresso economico, sociale e culturale del Mezzogiorno, è stata quest’anno conferita al Centro di ricerca Biogem di Ariano Irpino, presieduto da Ortensio Zecchino. La commissione giudicatrice è composta da: Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale; Andrea Amatucci, presidente del comitato scientifico dell’associazione Dorso; Massimo Inguscio, presidente del Cnr; Arturo De Vivo, rettore pro tempore dell’università di Napoli “Federico II”, che da pochi giorni ha eletto il nuovo rettore il Professore Matteo Lorito, già premio Dorso 2018; Nicola Squitieri, presidente dell’associazione Dorso e Francesco Saverio Coppola, segretario della commissione. Hanno ricevuto il premio ad oggi 45 giovani, 304 personalità del mondo politico, istituzionale, economico, scientifico e culturale, di cui 30 operanti all’estero. Nell’albo d’onore dei vincitori del “Guido Dorso” figurano alcuni tra i più autorevoli esponenti del mondo delle istituzioni, della ricerca, dell’economia e della cultura: da Giovanni Leone a Giorgio Napolitano; da Renato Dulbecco a Franco Modigliani; da Antonio Marzano a Pietro Grasso; da Pasquale Saraceno a Francesco Paolo Casavola; da Antonio D’Amato a Dominick Salvatore. Il premio Dorso consiste in un’artistica opera in bronzo creata, in esclusiva, dallo scultore Giuseppe Pirozzi.

Intervista a cura di Valentina Busiello

 

Valentina Busiello

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here