Quale Europa dopo il 9 giugno?

Politica Meridionalista-Civiltà d’Europa che esprime già nel titolo della testata la sua vocazione europea ed europeista, non può che guardare con particolare interesse e attenzione alle elezioni del prossimo 9 giugno del nuovo Parlamento europeo come una importante  occasione di verifica dello stato di salute  della stessa democrazia in Europa. La pandemia e la crisi economica hanno infatti spinto l’Unione Europea, negli ultimi tre anni, nella direzione di una maggiore integrazione aprendo nuove prospettive che la pongano in condizione di poter competere, a pieno diritto, con le altre grandi realtà mondiali. La prossima consultazione europea cade anche in un momento particolarmente difficile alla luce di quanto è avvenuto e avviene per le drammatiche conseguenze legate al conflitto russo-ucraino e proprio alla vigilia di queste elezioni viene sempre più da chiedersi quale ruolo determinante potrà avere l’Europa per la risoluzione pacifica del conflitto stesso. In questa direzione – superando le attuali difficoltà legate alle risorse – è necessario sostenere la nascita, sempre purtroppo disattesa, della Comunità Europea di Difesa per rafforzare il ruolo dell’Europa nel più ampio contesto delle altre aree politiche-economiche del mondo.

Nei prossimi anni non dovremo assistere sempre più a tensioni tra i vari Stati membri, ma questi dovranno impegnarsi per una politica contrassegnata dall’unità e della solidarietà che possa portare al rilancio degli investimenti attraverso l’erogazione di risorse comuni di cui il nostro Mezzogiorno, in particolare, dovrà sempre più poterne beneficiare sapendone bene utilizzarle. Sarà così necessario individuare alcuni obiettivi primari che – attraverso un grande progetto di sviluppo – dovranno perseguire il nuovo Parlamento eletto e la nuova Commissione europea che si andrà ad insediare. I 450 milioni  di europei  che saranno chiamati alle urne  nei vari Paesi dovranno saper cogliere questi nuovi obiettivi  che l’UE oggi si pone in una partita aperta tra le forze disgregatrici e quelle unitarie della stessa integrazione europea. Ma per questo sarà necessario che la partecipazione al voto sia la più ampia possibile perché il Parlamento europeo eletto possa far valere le sue scelte nel contesto mondiale. Se però le urne dovessero ancora essere disertate, come purtroppo già avvenuto in precedenti consultazioni elettorali, allora ogni Paese si dovrà assumere le proprie responsabilità di un declino ineluttabile delle stesse istituzioni europee.  Una auspicabile partecipazione in mass dell’elettorato europeo legata anche ad una scelta oculata dei candidati dei vari schieramenti politici, rappresenterebbe al contrario una vera e propria rivoluzione democratica contro tutte le gravi incertezze del momento ed una riaffermazione dei principi e dei più alti valori formulati dai grandi Padri costituenti dell’Europa.

Nicola Squitieri