La prima legge sul paesaggio presentata da Benedetto Croce a 100 anni dalla promulgazione

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il convegno dal titolo “La legge sul paesaggio di Benedetto Croce a cento anni dalla sua approvazione” (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

A cento anni dall’approvazione della legge sul paesaggio presentata da Benedetto Croce (Pescasseroli,25 febbraio 1866 – Napoli,20 novembre 1952), il Senato ha ricordato l’importante anniversario con una giornata di studi promossa dalla Fondazione-Biblioteca Benedetto Croce, presieduta da Petro Craveri. All’evento è intervenuto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La legge 11 giugno 1922,n.778, meglio nota come Legge Croce, fu la prima legge sul paesaggio che segnò un vero e proprio spartiacque nella legislazione ambientale del nostro Paese introducendo per la prima volta uno specifico regime di tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico. La legge Croce rappresentò il culmine di una importante percorso di mobilitazione in difesa del paesaggio animato in Italia da intellettuali, giuristi e studiosi di varie discipline affondando le sue radici non soltanto nella legislazione preunitaria ma anche in un contesto culturale che, agli inizi del’900, vide al diffusione di numerosi movimenti per la conservazione del paesaggio in tutta l’Europa. Ministro della Pubblica Istruzione nel quinto governo Giolitti (1920-1921), Benedetto Croce presentò il disegno di legge, in Senato, il 25 settembre 1920.In seguito alla caduta del governo, avvenuta l’anno successivo, dopo il necessario iter parlamentare, la legge fu approvata nel 1922. Nella relazione introduttiva che l’accompagnava, Croce enunciava alcuni fondamentali concetti. Si sottolineava, in particolare, la necessità di una norma che ponesse “finalmente un argine alle ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note ed amate del nostro suolo”, al fine di “difendere e mettere in valore le maggiori bellezze d’Italia, quelle naturali e quelle artistiche”. Ciò rispondeva ad “alte ragioni morali e non meno importanti ragioni di pubblica economia”. Tutti principi che avrebbero attraversato tutta la legislazione successiva in materia fino ai nostri giorni con l’articolo 9 della Costituzione, la prima al mondo a porre la tutela tra i fondamenti costituzionali dello Stato: La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Nicola Squitieri