Anacapri. Nel segno di Axel Munthe

Un’ulteriore tappa del viaggio letterario di Antonio Corvino, alla scoperta di luoghi, paesaggi e identità culturali del Mezzogiorno di Italia. La rivista Politica Meridionalista ha già ospitato altri report letterari di Corvino per offrire ai propri lettori una finestra su un mondo ricco di memorie che necessita di essere conosciuto e maggiormente valorizzato socialmente e culturalmente. Questa volta, personaggio del racconto è l’incantevole Anacapri, gioiello di quiete e autenticità, lontana dal turismo più mondano, che conserva un fascino antico tra vicoli fioriti, panorami mozzafiato e tradizioni che raccontano secoli di storia. (N.d.R.)

Se vai a Capri sali verso Anacapri. Qui troverai un paese che riconosci dai suoi vicoli e dalle sue case, dai suoi negozi e dai suoi laboratori artigianali, ma soprattutto dalla sua gente. Gente che si muove di qua e di là, fa la spesa, si incontra e, la domenica, si ritrova sul sagrato della chiesa di Santa Sofia che ospita il patrono  Sant’Antonio, o sul sagrato della chiesa di Santa Maria a Costantinopoli o di San Michele Arcangelo tra frotte di bimbi e si riconosce come comunità. Se hai la ventura o la voglia di svegliarti di prima mattina scoprirai un’umanità  invisibile durante il giorno e ti ritroverai a passeggiare tra persone che si salutano come usa tra gli abitanti di una comunità avvezza a vivere insieme ed a condividere gioie e dolori addomesticando l’esistenza quotidianamente. E incontrerai vecchie signore  che potrebbero essere tua madre o tua nonna che trascinano con sé un carrellino per la spesa e giovani uomini che si precipitano verso di loro per un abbraccio ed un bacio stampato sulle guance. Intanto il paese si anima. 

I negozi di frutta e verdura con i grandi limoni gialli e lucenti come grosse pepite d’oro, poggiati in bella evidenza in un cesto sul bancone o appesi appena fuori la porta, e le salumerie, le panetterie, le pasticcerie, le macellerie e le pescherie, tutti si affacciano al giorno appena giunto. Gli addetti ai lavori spazzano e puliscono, innaffiano e curano aiuole, prati e fioriere preparando l’incanto per quanti più tardi si sveglieranno in cerca di una mediterranea colazione pronti a farsi abbagliare dalla luce meridiana. E i bar sono già pronti con vassoi di dolci e delizie altrove sconosciute mentre i chioschi preparano le loro prelibatezze a base di limoni e frutta di stagione di ogni specie. E ragazzi e ragazze in sella a biciclette con pedalata assistita, ché qui é tutto un saliscendi, o in sella a piccoli scooter, vanno al lavoro chiusi nel loro casco e piccole motorapi e carrelli attraversano le viuzze con i carichi da sistemare in ogni dove… e giovani coppie con i bimbi tenuti per mano  attraversano le strade in attesa del giorno… e ti sentirai salutare.  “Buon  giorno” ti diranno e tu ti risveglierai felice di intraprendere la tua giornata in un luogo vero, autentico nel bel mezzo di un mondo di plastica. Tra poco il sole sarà alto e quell’umanità, per magia, si eclisserà. Prenderà il sopravvento l’umanità degli ospiti, dei turisti, dei visitatori che qui potranno immergersi in un mondo straordinario fuori dal tempo attuale solo che lo vogliano scoprire e vogliano con esso entrare in simbiosi.

In cima a Piazza Vittoria c’è un grande albergo di quelli esclusivi che raccolgono gente altolocata, dai portafogli e  conti correnti ben forniti e magari carichi di titoli della vecchia nomenclatura e della nuova, quella conquistata sulle passerelle social o televisive, di un certo cinema e di un certo intrattenimento e di una certa imprenditoria che celebrano o blandiscono o blindano il consumismo, nuova religione di popoli stanchi e impoveriti e senza voglia di interrogarsi, ribellarsi. Ma ci sono anche altri alberghi per chi voglia venire ad immergersi in un’atmosfera autentica e godere del silenzio dei vicoli appena la sera si annuncia nel borgo che diventa incantato. Perché c’è soprattutto Anacapri che ti accoglie discreta e quasi pudica. Niente folle vocianti in vena di esibizioni gratuite o in cerca di spettacoli altrettanto gratuiti di gente più o meno narcisisticamente compiaciuta o freneticamente a caccia di autoritratti inconsueti,  selfie nel nuovo esperanto del villaggio globalizzato.

Qui potrai fare il giro del Paese e fermarti ad ammirare la Casa Rossa, appena più  avanti lungo la via principale del borgo che conduce alla chiesa. Il colonnello, John Clay MacKowen,  cittadino di Jackson in Louisiana, reduce dalla guerra di secessione, dicono le cronache, la costruì alla fine dell’Ottocento inglobando una torre aragonese e riempiendola di reperti ovunque raccolti a  dimostrazione del fascino antico di questo Borgo per farne la sua dimora mediterranea. Potrai informarti circa i luoghi di Axel Munthe prima che costruisse San Michele e cercare negli sguardi della gente l’innocenza che lo portò a scegliere questo posto come il posto dell’anima per il resto della sua vita. Ti verranno incontro le storie di don Dionisio e del parroco, il canonico don Natale e del loro vino che era il più buono del mondo  per come lo sapevano offrire Margherita e Annabella che a loro volta erano le più belle di Anacapri… niente a che vedere con Capri impregnata dello spirito maligno di Timberio come i paesani chiamavano il vecchio imperatore romano che dopo essere stato su ad Anacapri per undici anni se ne andò in cima al colle ad est di Capri di fronte a Punta Campanella dove visse solo ed incupito a guardare il mare gli ultimi tre anni della sua vita. E scoprirai la rivalità tra San Costanzo protettore di Capri e Sant’Antonio di Padova protettore di Anacapri che certo non poteva vantare il busto di argento massiccio come San Costanzo ma quanto a miracoli lo sopravanzava per cento ad uno…

E potrai salire con la seggiovia su Monte Solaro mentre alle pendici più basse potrai esplorare  il parco dei filosofi costellato di ceramiche che raccontano il pensiero dei filosofi e la storia della filosofia, inventato da un filosofo giunto da Nord…e potrai goderti dall’alto la bellezza dei Faraglioni e guardare l’isola come se fossi sull’Olimpo. E potrai raggiungere il grande Faro e incamminarti lungo la Via dei Fortini, scendere alla Marina e immergerti nel mare non per forza straripante di bagnanti  e la grotta azzurra, che ha dato fama all’intera isola dal giorno in cui i pescatori la fecero scoprire agli artisti, potrai anche fare a meno di andare a raggiungerla e aspettare magari il momento propizio e intanto bagnarti nelle acque cristalline e altrettanto azzurre delle grotte custodite nel ventre calcareo dell’Isola che continua l’incanto dei monti Lattari che a Punta Campanella si immergono ed a Capri riemergono e ad Anacapri tornano a svettare nel Monte Solaro. 

E certo potrai godere dell’atmosfera esclusiva che qui é data dalla natura generosa e discreta degli abitanti che popolano il borgo e accolgono i forestieri desiderosi di una visione intima dell’isola e di sé stessi… Qui  tutto continua ad essere autentico e magico come il belvedere che si aprirà alla tua ammirazione in fondo alla via intestata ad Axel Munthe, stretta stretta, dolce e incantevolmente complice che sale da piazza Vittoria, costeggia l’hotel esclusivo o pretenzioso a seconda dei punti di vista e va lentamente verso Villa Rosa, restituita alla cultura, ai piacevoli incontri, alla rilassata conversazione, alla ristorazione genuina ed alla scoperta di mondi che appartengono all’anima universale e affidata ad un gruppo di ragazzi e ragazze che si muovono e la vivificano come sale della terra. E passerai accanto a Villa San  Michele… e finalmente sotto di te si aprirà il golfo di Napoli, tutto, ma proprio tutto,  con la costiera disegnata dai Monti Lattari ed il Vesuvio con il Monte Somma in fondo e via via il magico intreccio del tessuto napoletano e le colline che ad ovest tutto lo incorniciano e voi potrete fermarvi, muti, davanti al miracolo della bellezza nel quale il vostro animo potrà finalmente riposare. 

Villa San Michele – Anacapri

Lì sotto si apre la Scala Fenicia. Se hai la forza e la curiosità o la gioventù dalla tua parte lasciati tentare dal desiderio di salire ad Anacapri proprio attraverso la Scala Fenicia, lasciando per la prossima volta l’agile e scorbutico autobus che si inerpica, per la maestria dei guidatori,  e sobbalza come una pantera nella giungla delle auto che si arrampicano per l’unica via che unisce l’Isola. Raggiungere Anacapri da Marina Grande attraverso la Scala Fenicia è un’esperienza totalmente immersiva al limite della levitazione mistica. Esattamente settecento settanta sette rudi  gradini di pietra attraversano il bosco e la vegetazione mediterranea e ti portano da Marina Grande direttamente ad Anacapri sbucando a ridosso della villa San Michele o di Axel Munthe. E nella Villa di San Michele scoprirai il mondo come mai lo avevi visto. 

Axel Munthe il medico svedese, allievo di Charcot, che curava ricchi e poveri partendo dall’anima e che giunto a Capri per la prima volta giovanissimo, ancora diciottenne, non se ne staccò più abbandonandola solo qualche anno prima della morte avvenuta nel 1949. Allora si arrampicò, come invasato da tanto incanto, su, su per quella scala fino a raggiungere il borgo di Anacapri. La primordiale bellezza di quell’umile aggregato di case, la genuina simpatia e l’ancestrale innocenza della gente che vi abitava lo conquistarono come un destino annunciato ed egli di là non se ne sarebbe mai più staccato. Vi trovò la quiete per il suo animo triste e tormentato ma anche per il suo desiderio di amore e autentica simbiosi con la natura e l’umanità più profonda. Dunque sali, con quanti nel frattempo si sono aggiunti,  per la Scala Fenicia o semplicemente immaginatela  con gli occhi di Axel e con il sudore generoso di Maria la portalettere di Capri che per trent’anni l’aveva  percorsa a piedi nudi montando e scendendo  due volte la settimana per portare al dottore svedese la corrispondenza tra cui un posto privilegiato avevano  le missive che a lui inviava la regina di Svezia, Vittoria…

Varcate il piccolo portone e immergetevi nelle stanze della Villa di San Michele, piene di luce e di armonia e addentratevi tra i bianchi colonnati  giunti direttamente da Roma e dalla Grecia, percorrete il più bel parco di Anacapri e di tutta Capri e sostate accanto alla Sfinge egizia giunta dai tempi di Ramsede II dopo essere rimasta sepolta per secoli, anzi millenni sotto  le viti di mastro Vincenzo e che adesso osserva il Golfo dal parapetto della cappella di San Michele. Entrate nelle atmosfere del magnifico parco e sostate, sostate a contemplare le ortensie rigogliose e gli asparagi filiformi, rose di ogni varietà e fiori di  tutti i colori, agavi e piante grasse, olivi e  cipressi sempreverdi, pini mediterranei e querce, carrubi e robinie, alberi esotici, e mirtilli e lentisco, rosmarino, menta e macchia mediterranea e di tanto in tanto sedetevi sotto ai pergolati ed ammirate le preziose colonne dai bei capitelli che li sostengono e ascoltate il silenzio. 

La sfinge etrusca

Quindi dopo aver assaporato tanta magia avvicinatevi lentamente alla Sfinge egizia, cercatene  la voce afona, immaginate il suo sguardo irraggiungibile oltre che invisibile ed imperscrutabile  e provate a leggerne  gli  enigmi e svelarne i segreti. E prima di giungere ad essa fermatevi sul terrazzo che anticipa il colonnato della cappella dell’Arcangelo Michele sul cui parapetto é assisa. Vi troverete la sfinge etrusca alata ed altrettanto misteriosa che questa volta si concede al vostro sguardo. E, dopo aver scrutato con gli occhi della sfinge egizia il Tirreno profondo e vasto come Oceano, il Golfo ed il Vesuvio con il Monte Somma che gli fa il contro canto, Cuma e Baia, Bacoli e Pozzuoli, Averno ed i Campi Flegrei sino a giungere a Posillipo, ai Camaldoli, a Capo Miseno da cui Plinio il Vecchio mosse la flotta per un inutile quanto tragico e generoso soccorso agli abitanti di Pompei ed Ercolano, di Oplontis e Stabiae, immaginatevi nel mare che accarezza la costiera Sorrentina e lasciatevi attrarre da punta Campanella dove Partenope spirò  e salite su, su per i Monti Lattari custoditi dagli dei.

La sfinge egizia che domina Capri ed il Golfo di Napoli dal parapetto prospiciente la cappella dell’Arcangelo Michele nella Villa San Michele di Axel Munthe ad Anacapri

Sedete sui parapetti e sulle panchine, chiudete gli occhi e seguite il racconto di Axel… Ci aveva impiegato una vita intera Munthe per costruire quella villa andando a cercare reperti e statue sepolte in ogni dove e non solo a Capri avendo stretto un patto di ferro con lo Spirito del Luogo che gli era apparso subito, la prima volta che, ancora ragazzo, aveva messo piede sulla scala fenicia e, per il suo tramite, ad Anacapri e facendosi aiutare dai muratori e dagli artigiani che costruivano le povere case al borgo. Si era innamorato subito di Anacapri. Il medico svedese amico di Re Gustavo era sbarcato a Capri sin dal 1875… da allora, sempre, anche allorquando nella maturità della sua vita tempi bui e cieli foschi presero ad incombere sull’Europa, egli trovava la sua quiete ad Anacapri. E qui decise di costruire la sua Villa, sintesi del mondo antico, pegno di pace per la sua anima, rifugio per il suo spirito affranto e canto imperituro a quell’amore per la Regina segretamente affermato e ricambiato per tutta la vita e pubblicamente sempre negato.

Lasciatevi adesso alle spalle la sfinge e costeggiate il muro della cappella di San Michele sino a giungere al suo ingresso. Siete di fronte all’antica grotta-cappella dell’Arcangelo. Era stata la prima cosa che Axel aveva notato, insieme al povero casolare di Mastro Vincenzo ormai vecchio e deciso a venderlo. La cappella di San Michele  era completamente distrutta, il tetto era crollato eppure lì dentro c’era un pieno di energia straripante. Risaliva al X secolo quella cappella addossata alla roccia viva del monte che dominava Anacapri. L’avrebbe restaurata, recuperata, riportata alla sua originaria grandezza e l’avrebbe collegata con bianchi colonnati con la casa di Mastro Vincenzo in attesa di dar corpo al suo sogno secondo le istruzioni dello Spirito del Luogo che sorvegliava. Divenne suo studio e rifugio, poi sala concerti.  Lì si sarebbe isolato con la sua regina che al pianoforte lo avrebbe accompagnato mentre con voce chiara e possente di baritono avrebbe cantato  le arie napoletane e Schuman e Schubert. 

Era una meravigliosa storia d’amore quella tra Axel e Vittoria…  meravigliosa e infinita. Sarebbe durata sino alla morte della Regina. Egli triste e addolorato avrebbe scritto la Storia di San Michele per non sprecare la notte satura di insonnia e non cedere al dolore del ricordo… Eppure egli protesse sempre quell’amore negandolo di fronte al mondo ed anche a sé stesso e lasciando che fosse la villa di San Michele a celebrarlo…  Era generoso ed amava l’umanità Axel Munthe. Ad Anacapri  aveva trovato la genuina, profonda dimensione ancestrale che lo aveva affascinato sin dal primo momento, allorquando comprese che in quel borgo ed in quella villa, immaginata nel suo colloquio  con lo Spiritus Loci venuto ad accoglierlo ed a metterlo in guardia perché la sua vita sarebbe stata per sempre sconvolta, avrebbe  addomesticato la sua solitudine che talvolta diventava misantropia davanti all’insensibilità per le sofferenze del genere umano. 

Amava i cani e ad essi lasciava il compito di addolcire la sua solitudine allorquando la regina partiva. Comprò l’intero costone del monte Solaro, detto del Barbarossa dal nome dell’ammiraglio turco  che aveva distrutto la cappella dell’Arcangelo Michele. Il costone  sovrastava Villa San Michele e lo acquistò per  trasformarlo in un’oasi di pace per uccelli e fauna che lì vivevano sotto la minaccia dei cacciatori… L’irruzione della guerra poteva rovinare ogni cosa… egli si schierò contro quella guerra ma  attento a non compromettere Vittoria ormai regina di Svezia, firmò con lo pseudonimo “un medico francese“ i suoi scritti… Intanto la villa cresceva. Aveva lasciato, il giovane Axel,  la casa in fondo al vecchio borgo di Anacapri dove si era sistemato…il sogno era compiuto. Il patto con lo Spiritus Loci compiuto. La guerra maledetta era finita pure essa e Vittoria sempre più spesso si fermava e sempre più a lungo nella Villa di San Michele. Tiberio non aveva governato l’impero da Capri? Perché non poteva la Regina governare la  Svezia da Anacapri dove ormai arrivavano sempre più di frequente e numerosi i loro amici? Che meravigliosa storia d’amore vissuta in silenzio e con discrezione, suonando il pianoforte e intonando le arie napoletane… conversando e scrutandosi negli occhi…

Avevo quindici anni allorché qualcuno mi mise sotto gli occhi il libro di Axel Munthe… io pensavo fosse la storia dell’Arcangelo Michele. Mi trovai catapultato in un mondo di sogno fatto di Roma e di Grecia, di Oriente e di Mediterraneo, di silenzi e desideri d’amore, di memoria antica e di nostalgia, di ritorni e di aneliti ad una dimensione ancestrale. In quell’isola pastorelle portavano al pascolo le loro capre, donne del popolo si disputavano la palma della bellezza, parroci e canonici la bontà  del loro vino e gli uomini dissodavano la terra liberandola degli orpelli lasciati dal malvagio Timberio. Qui  la bella Gioia, figlia di un pescatore di coralli, volentieri regalò un innocente bacio al giovane Axel appena arrivato e già perdutamente innamorato, guardandosi bene dal confessarlo al parroco o al canonico.

Quel sognatore arrivato dalla Svezia si sarebbe rivelato incapace di vivere lontano da quel posto incantato. Lì egli aveva trovato il silenzio e la solitudine pregna di luce e satura di colori, colma di memorie e di presenze che avrebbero  confortato la sua vita e fatto  corona  alla sua storia d’amore che sarebbe durata tutta la vita. Una storia impossibile eppure profondamente vissuta momento dopo momento. Agli esami del quinto ginnasio ci diedero un tema: parlate di un personaggio di un romanzo che vi ha particolarmente interessati…ovviamente l’imbeccata era per il Manzoni o il Verga… io parlai di Axel Munthe e della storia di San Michele…

Ma lì non c’erano personaggi, c’erano spiriti, presenze, atmosfere, sfingi, nostalgie, ritorni e partenze, regine da proteggere,  una postina da  ringraziare ed una pastorella a cui era stato rubato un bacio innocente o forse una pastorella che quel bacio lo aveva regalato semplicemente. … Mi bocciarono. E per entrare al liceo dovetti  fare l’esame di riparazione a settembre… feci il tema che volevano per evitare guai, senza entusiasmo e con molta rassegnazione in cerca di una tranquillizzante sufficienza lontano da rischi avventati, ma a giugno quando mi rimandarono in Italiano non mi rammaricai. 

Scorci di Anacapri

Pensai solo che io conoscevo la Storia di San Michele ed ero felice… agli orali provai a farlo capire ma quei professori non conoscevano Axel Munthe e tanto meno la storia della Villa di San Michele o le vicende di Timberio, il malvagio imperatore romano ritiratosi a Capri e non credevano alla storia del patto con lo Spirito del Luogo o forse io non ero riuscito a rendere la straordinaria, meravigliosa semplicità di quella storia troppo grande  e troppo piena di sogni che mi avevano  incantato facendomi perdere… mi dissero che ero andato fuori tema ed io feci spallucce, semplicemente, e me ne andai pensando ad Axel che aveva lasciato Parigi per Anacapri ed alla Regina Vittoria che sempre più spesso aveva abbandonato la reggia di Soccolma per la Villa di San Michele, alla portalettere Maria che per trent’anni aveva salito e sceso a piedi nudi i settecento settanta sette gradini di pietra della  Scala Fenicia ed al bacio della bella Gioia che esibiva al collo un meraviglioso ramo di corallo pescato dal suo papà in fondo al Tirreno vasto come Oceano e familiare come casa…